Speleologia & politica

Novembre 28, 2024 Off Di Archeologia del sottosuolo

Speleologia & politica

di Gianluca Padovan

Acqua e fango

Come l’acqua permea la superficie terrestre, penetrando suolo e sottosuolo, e creando le grotte nelle opportune condizioni, così fa la politica.

Difatti la politica permea l’ambito della Speleologia italiana, s’infiltra e crea dei vuoti.

Questi potranno anche essere concrezionati, panneggiati, ricchi di cristalli, ma sono e rimangono dei vuoti.

Ho davanti agli occhi alcuni decenni di Speleologia Italiana. Ho visto grandi Esploratori e grandissimi millantatori.

Ho visto personaggi potenzialmente assai promettenti, ma non ammanicati e tutt’altro che “accondiscendenti”, essere posti ai margini e denigrati al punto tale che hanno smesso di fare attività.

Altri si sono discostati dalla “politica-speleologica” e hanno condotto, e tuttora conducono, un’attività degna di nota. Ma sono “poco-noti”.

Più “lardo che ossa”

Ho visto dei personaggini ammanicati, dalla lingua marrone, fare la loro carriera speleologica anche, purtroppo, in università. Molti di questi ce li abbiamo ancora tra i piedi.

Ho visto cirripedi e lamellibranchi fare da codazzo (soprattutto ai così detti “raduni”) alle meteore di turno che, almeno, in grotta ci andavano.

Oggi vedo improbabili panzoni e panzone che si presentano a vario titolo come “speleo”. Almeno un tempo si aveva il buon gusto di palesare al pubblico magari degli incapaci, ma i quali almeno restituivano un’apparenza di salubrità corporale, un fisico adeguato anche e soprattutto alle strettoie delle grotte, e non -accidenti- dei personaggi da circo equestre con più lardo che muscoli ed ossa.

I 45 anni di speleopolitica dei fossores

La politica di questi ultimi decenni ha condotto numerosi radiolari a ricoprire incarichi soprattutto pubblici, ma anche privati, ben pagati e ben garantiti.

Molti di costoro hanno fatto “man bassa” dei dati acquisiti dai veri Speleologi nel corso del tempo e li hanno utilizzati variamente a fini specificatamente personali e per il mantenimento di quella sorta di “gregariato speleo” che ammalora come tigna la Speleologia Nazionale.

Un esempio per tutti: basta appropriarsi di taluni “dati” e pubblicarli in lingua inglese in altri stati, possibilmente a convegni e congressi che garantiscano “punti” alla carriera.

Oggi l’attività speleologica è ridotta al lumicino. Pertanto l’humus scientifico da depredare è in via di esaurimento. Così si conclude il ciclo: cirripedi, lamellibranchi e radiolari hanno sempre meno materiale su cui campare e il tempo terrestre li porterà alla pensione e alla terra.

Cascami allo sbaraglio

Nel frattempo, comunque, possono anche capitare poco piacevoli “prevedibili imprevisti”. Facciamo un esempio per tutti. Chi a vario titolo ha conseguito un alloro, per capacità di rapina, per capacità di lingua (marrone), ma anche per vera e propria ardimentosa capacità speleologica, vuole mantenere tale “corona d’alloro” intonsa, non appannabile e perennemente sfolgorante.

Se nei loro dintorni vi sono Speleologi, i quali conducono degna e promettente attività, capita spesso che i “mai-speleo” e taluni invidiosi “ex-speleo” se ne abbiano a male. Pertanto attaccano in modo basso e miserabile gli Speleologi che nel tempo terrestre del momento primeggiano e per propri meriti acquisiti sul campo.

Dal punto di vista chimico l’invidia è un addensante e può capitare che, ad esempio, seicento e passa cascami si addensino in un improbabile unico organismo che, comunque, non ha vita propria. Ma intanto, a capo basso, va alla carica contro chi sta conducendo Esplorazioni Speleologiche e con approccio e applicazioni scientifiche. Che fare? Basta solo attendere che tale golemico organismo torni alla polvere, come ogni rifiuto umano.

L’eco del rantolo

Nel mondo delle immagini e della comunicazione capita, fin troppo spesso, che “pennivendoli” e “leccavendoli” diano corpo a taluni rantoli dei già menzionati lamellibranchi, radiolari e cirripedi. Se in ambito “non-speleo” la cosa lascia il tempo che trova, data la scarsa preparazione professionale e una cultura da gregario impenitente di taluni compiacenti addetti alla comunicazione, in ambito speleologico diviene più antipatica.

Marcatamente antipatica è -invece- la bandiera del libero ed equo pensiero (speleologico naturalmente) inalberata dai veri “cirripedi campioni della lingua marrone”. Questi ciambelloni del web palesano allo “speleopollo” da spennare le sole notizie che non adombrano e non mettono in risalto come le sane forze speleologiche debbano essere tenute all’oscuro dei profitti che inconsapevolmente-accondiscendentemente apportano a sciacalli e gregari. In pratica lo Speleologo deve essere incatenato davanti ad una parete concrezionata che rimanda solo ombre, come nella ben nota “caverna di Platone”.

La Speleologia del XXII secolo…

Vi sarà ancora la Speleologia nel prossimo secolo? Dal momento che le grotte sono in continua formazione, auspico vivamente che il fulgore esplorativo torni ad albergare in cuori sani e impavidi.

A costoro, ovvero ai novelli Speleologi, auguro di essere più accorti e battaglieri dei loro predecessori, così evitando d’ingrassare una nuova accozzaglia di pseudo-speleo profittatori e affossatori della Speleologia Nazionale.

 

Speleologia e politica: è ora di aprire bocca