Milano: rifugio in Via Ansperto da Biass angolo Via Bernardino Luini
Nel 1989, data in cui si è potuto esplorare e studiare il rifugio antiaereo, l’unico accesso praticabile era situato nel cortile di pertinenza del Museo Archeologico. Si trattava dell’uscita di sicurezza a pozzo, il cui sbocco era protetto da una piccola costruzione in muratura. L’accesso principale doveva trovarsi in Via Ansperto, di fronte alla palazzina che ospitava e tutt’oggi ospita la caserma dei Vigili del Fuoco. Come si può vedere nel rilievo una lunga scalinata scende fino a 7,5 m circa dalla soprastante quota campagna, per risalire leggermente con una successiva breve rampa, al termine della quale il corridoio prosegue lasciando al lato sinistro l’uscita di sicurezza a pozzo, la cui percorrenza è garantita da pioli metallici inseriti nella muratura. L’andamento è ben progettato, anche per frenare eventuali onde d’urto, ed è possibile apprezzare lo spessore di almeno una delle pareti della camera del rifugio: 2 m. L’accesso alla camera è protetto da un muro, parasoffio e paraschegge, e questa è lunga 16 m e larga 5,49 m, con il soffitto alto al culmine 2,6 m. Anche l’accesso secondario è protetto da uno spesso muro, analogo al precedente e dà verso l’altra uscita di sicurezza, sempre a pozzo, ma suddivisa in due rampe da un ballatoio. L’ambiente è stato trovato totalmente spoglio, privo persino degli alloggiamenti per le porte blindate, tagliati con la fiamma ossidrica. Il pavimento è in cemento, ricoperto da uno spesso strato di polvere da cui emergono frammenti di metallo, guarnizioni, alcuni mattoni. Alla sommità del vano il pozzo d’accesso è ostruito. Con una lettera del 21 aprile 1943 (n. 241) la Regia Prefettura di Milano, Comitato Provinciale di Protezione Antiaerea, interessa la Provincia affinché si dia inizio alla costruzione di un rifugio antiaereo «blindato» per il Comando del 52° Corpo dei Vigili del Fuoco, il quale ha sede presso la caserma di Via Ansperto (Archivio della Provincia di Milano, Anno 1940, fasc. 1604).
Il rifugio, o meglio il bunker, sarà sotterraneo e realizzato in calcestruzzo di cemento armato. Il 14 maggio dello stesso anno si stipula il contratto con l’Impresa castelli Costruzioni Edilizie di Milano, per un importo di £ 520.000. In uno dei documenti dell’Archivio della Provincia di Milano il progetto del corpo centrale del rifugio compare però sotto la seguente dicitura: «Ricovero Pubblico Rione Magenta». I lavori hanno inizio, ma le vicende belliche procrastineranno la conclusione dei lavori ben oltre il termine del conflitto. In una delibera del 21 agosto 1951 la Giunta Provinciale approva sia lo stato finale «dei lavori da muratore», sia il residuo pagamento degli stessi.
Secondo informazioni, che ad oggi non hanno trovato conferma nei documenti, l’opera sarebbe stata utilizzata nel corso della cosiddetta «guerra fredda».
Successivamente “convertito” in archivio, è oggi abbandonato.