Leonardo da Vinci al Castello di Milano: ventunesima parte

Marzo 9, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

I RIVELLINI DI LEONARDO

Nei Codici leonardeschi vi sono disegni e scritti riguardanti i rivellini in cui s’accenna alla loro collocazione rispetto al corpo di piazza principale, specificandone la funzione primaria: «Il rivellino scudo della fortezza, debbe essere sì difeso da essa fortezza, come la fortezza da lui» (Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f. 48 r.-b).

Si prescrive, ad esempio, che non ne siano troppo distanti: «Quando il rivellino sia più distante alla sua fortezza, tanto più sarà percosso dai moti trasversali, e così de converso sarà men percosso, dove fia più propinquo a essa fortezza» (Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f. 41 v.-b).

Leonardo ricorda poi che devono essere funzionali alle difese del corpo di piazza: «Fa ciascuno rivellino in modo che ’l nimico non se ne possa fare scudo o riparo» (Leonardo da Vinci, Manoscritto B, f. 19 r).

I rivellini devono avere le mura inclinate, analogamente alle altre opere difensive, e non più perpendicolari al terreno, per resistere meglio ai colpi avversari: «Quella percussione sarà di minor valitudine, la quale fia fatta sopra oggetto di maggiore obliquità» (Leonardo da Vinci, Codice Atlantico, f. 48 r.-b).

Degna di nota è l’indicazione contenuta nel Manoscritto B, f. 49 v. (vedere diciannovesima parte) a proposito delle scale a chiocciola “segrete”, le quali consentono il passaggio dal corpo di piazza, in questo caso dal Castello, alle opere accessorie come i rivellini.

La pianta e il disegno prospettico mostrano una fortificazione quadrata, con due torri angolari contrapposte, dotate di ponti mobili che scavalcando il fosso permettono di accedere al fronte di gola aperto delle strutture esterne al fossato. Il dettaglio è presente, variamente articolato, in ogni rivellino costruito “alla moderna”.

Leonardo scrive: «A questo bastione quadro si fa solamente 2 torri, perché, avendo a trarre per costo, che l’una non offenda l’altra; e a ciascuna torre si fa uno ponte ch’entra in uno rivellino, come nel disegno appare. Il diamitro del bastione quando fia braccia 100, el diamitro di ciascuna torre fia braccia 30. I rivellini si faranno aperti di dentro, a ciò che, sendo preso, che ’l nimico non vi possi stare, anzi sia offeso da le torri» (Leonardo da Vinci, Manoscritto B, f. 12 r., in Jacopo Recupero -a cura di-, Leonardo da Vinci. Scritti, op. cit., pp. 522-523).

Gianluca Padovan (Ass.ne S.C.A.M. – F.N.C.A.)