Incontro in Soprintendenza: vane speranze
Incontro in Soprintendenza: vane speranze
Milano 5 Maggio 2022, ore 11.00.
Alla base dei fatti attuali vi è la “complessa” vicenda del bando di gara indetto alcuni anni fa dal Comune di Milano, a cui nel 2021 sono seguiti i lavori di arredo urbano in Piazza Castello.
Tali lavori, che qualcheduno chiama di “restyling”, hanno visto le ruspe scavare in piazza Castello mettendo a nudo, nei mesi di marzo-aprile 2022, una porzione della Fortezza Reale della seconda metà del XVI secolo. Hanno inoltre scavato sopra le opere medievali accessorie del Castello. L’azione delle ruspe doveva “solamente” praticare quasi duecento fosse per piantare i nuovi alberi nel primo lotto, come da progetto avvallato dalla Soprintendenza.
Come Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano abbiamo vivamente protestato in quanto tali lavori hanno rovinato le già provate architetture del passato situate a pochi decimetri al di sotto del piano di calpestìo. Pertanto, dopo varie vicende, ci siamo accordati per un incontro in Soprintendenza.
Ed ecco che il giorno giovedì 5 maggio 2022 varchiamo il portone di Palazzo Litta, sede della Soprintendenza.
Nell’incontro, durato circa due ore e mezza, siamo stati cortesi e collaborativi, ma chiari su quanto a nostro avviso non andasse eseguito in Piazza Castello. Difatti, come detto, i lavori avevano rovinato ulteriormente le opere medievali e rinascimentali.
Innanzitutto ci è stato assicurato che il cantiere era stato bloccato in attesa di un nuovo progetto che rispettasse le cimate opere costituenti la Fortezza Reale d’epoca rinascimentale.
Comunque nella riunione non abbiamo affatto sorvolato su quanto la Soprintendenza avrebbe dovuto ben sapere: ovvero l’esistenza delle architetture antiche. Per altro, perché sottacerlo, sul tavolo vi era in bella vista la stampata del numero Speciale della rivista on line “Sopra e Sotto il Carso” (edita dal Centro Ricerche Carsiche C.Seppenhofer aps di Gorizia) uscito a luglio 2021: “Sopra e sotto… il Castello di Leonardo”, con tavole riguardanti le opere medievali da recuperare e la Fortezza Reale in oggetto.
Le “autorità” ci hanno specificato che l’unico intervento di rilievo degli ultimi due giorni era stato cimare il camino d’aerazione del sottostante bastione per porvi sopra una “piastra” per motivi di sicurezza. Attenzione: in data 9 aprile 2022 ci eravamo recati in Piazza Castello per osservare i lavori di cantiere, ovviamente dall’esterno. Così, dal cantiere, ci è stato chiesto che cosa pensassimo di quello strano “pozzo” venuto in luce con l’azione delle ruspe, ma poi indagato con cazzuolina e pennello dagli archeologi. Per noi era chiaro: si trattava del camino d’aerazione del Baluardo Albuquerque, costruito nella seconda metà del XVI secolo. Se lo si fosse liberato dall’interro si sarebbe potuto entrare nel cuore del Baluardo ovvero nelle casematte, nelle polveriere, nelle sortite e nella via d’accesso che un tempo era connessa all’esterno ovvero al fronte di gola. In pratica, con un po’ di buona volontà, si sarebbe anche potuto rendere visitabile almeno uno dei sei Baluardi della Fortezza Reale e senza dover operare scavi archeologici di tipo stratigrafico. Si sarebbero solo rimossi gli interri conseguenti alla “cimatura” dell’opera stellare a dodici punte (sei baluardi e sei rivellini). Per inciso, la demilitarizzazione della poderosa opera difensiva era stata ordinata da Napoleone Bonaparte, dopo che le sue truppe avevano dovuto assediarla in ben due occasioni.
In conclusione abbiamo stabilito di collaborare e nella massima fiducia nei loro confronti avremo fornito alla Soprintendenza il nostro materiale, frutto di quasi 40 anni di studi sul Castello e sulle opere difensive esterne. Il tutto sarebbe stato corredato dalle planimetrie delle opere sotterranee, ovvero circa un chilometro e mezzo di ambienti medievali, da noi rilevate tra il 1988 e il 1991.
Il fine ultimo doveva essere la tutela in tempi rapidi del Castello di Porta Giovia e dell’intera Piazza Castello all’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità.
Conclusa la riunione siamo ovviamente andati in Piazza Castello per osservare lo “stato dell’arte” del cantiere. E abbiamo fatto bene.
Si è così constatato che il camino d’aerazione era stato sì cimato, ma anche caricato di elementi di cemento che innalzavano la canna, chiusa superiormente da un tombino. Le circostanze erano state poi annegate in una colata di cemento su cui erano stati installati numerosi elementi “antiterrorismo”.
Dal momento che le “autorità” sono sempre così chiare e puntigliose ci siamo chiesti come mai sull’importante e unica via d’accesso al “ventre” del bastione fossero state così imprecise per non dire fuorvianti.
Le foto a corredo mostrano lo scempio operato con così tanta leggerezza e non certo in ottemperanza alle Leggi dello Stato Italiano in merito alla tutela e alla conservazione del patrimonio archeologico, architettonico, storico e culturale del Paese.
Ovviamente abbiamo telefonato immediatamente in Soprintendenza facendo ben presente che ogni accordo preso era fermamente annullato, che la “presa in giro” non ci era affatto piaciuta e alla quale avremo adeguatamente risposto.
Perché la Soprintendenza ha sottaciuto l’ennesimo scempio, velandolo con la spiegazione di un semplice intervento di “chiusura con piastra”?
Posso solo chiudere, come nel mio stile, con le seguenti parole: “complimenti, bella carriera!”.
Gianluca Padovan
P.S.:
Stamane, scrivendo questa relazione, a Maria Antonietta è tornata alla mente una vecchia poesia imparata sui banchi di scuola.
Ode scritta da Alessandro Manzoni a ricordo della morte di Napoleone Bonaparte:
5 maggio 1821
«Ei fu; siccome immobile
Dato il mortal sospiro
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta…»