I pozzi di Lissone (Monza Brianza)
I POZZI DI LISSONE
Per il Comune di Lissone (Monza Brianza) nel 2011 si è pubblicato il libro Le radici di Lissone (edito da Associazione Speleologia Cavità Artificiali Milano – Federazione Nazionale Cavità Artificiali).
Le “radici” non sono il percorso storico e architettonico dell’antico borgo, ma innanzitutto e soprattutto sono i suoi pozzi pubblici. Nel lavoro si ricostruisce la storia di queste fondamentali opere verticali e foderate di mattoni e conci, le quali hanno garantito la vita degli abitanti per secoli e fors’anche millenni. È una storia fatta di attenzioni, equilibrio, pulizia tanto delle profonde perforazioni quanto degli spazi antistanti.
Si può ipotizzare che nel nostro mondo, dopo le opere di inumazione e le abitazioni ad uso privato, i pozzi siano le opere architettoniche realizzate in maggior numero, unitamente alla cisterne per l’acqua potabile. Meritano dunque attenzione e una solida riflessione.
Il Pozzo di Piazza Cialdini a Lissone: alcune note.
«Nel fascicolo del 1832 il pozzo è così identificato: «III Pozzo Comunale in angolo di mezzogiorno, a ponente della Casa al Comunale N. 67 situato sul Piazzale Orelli di figura rettangola con parapetto, canna di grossi sassi». Riporta le misure del puteale, il quale è provvisto di sostegno per «quattro curli», ovvero quattro carrucole.
Nel fascicolo del 1864 l’opera idraulica è denominata «Pozzo sulla Piazza Cialdini» ed è chiaramente frutto di una ridenominazione ottocCCCcentesca. La sua collocazione è così descritta: «È situato all’estremità di tramontana della piazza indicata ed a destra del vicolo Orelli e del Pozzo». In pratica da Vicolo Orelli si prosegue nell’appena più largo Vicolo del Pozzo, il quale si allarga ulteriormente a formare l’omonima piazza. Questa s’incrocia con la Contrada Napoleone ad ovest e la Contrada dell’Assunta ad est. Il pozzo era situato all’angolo nordest della piazza, con due lati addossati a un caseggiato.
L’opera ha una profondità complessiva di 29,00 m, di cui 22 m al livello dell’acqua e 7 m di canna sommersa; sotto la vera ha un diametro di 1,8 m. Una nota a matita, a lato della sezione, ci informa che l’acqua non è potabile e «serve solo per uso bestiame e lavatoio». Un’ulteriore annotazione a matita, stavolta al di sotto della pianta, dice che il parapetto è lesionato, indicando in quale esatto punto: «I mattoni sono crollati in parte ed i restanti non hanno più malta».
Il puteale era così descritto nel fascicolo del 1880: «Nell’angolo nord si eleva il parapetto del pozzo per Mri 0,70 sopra suolo formato in pochissima parte di materiale laterizio e nel resto di lastre ceppo e sarizzo coperto da morena in diversi pezzi e collegati da quattro chiavelle, esso parapetto manca al lato di nord servendo in sostituzione il muro di perimetro del Caseggiato colonico Orelli (qui e di seguito corretto a matita in: Pensa. N.d.A.), al lato di est invece il parapetto esiste appoggiato al muro corrispondente Orelli, e siccome concorre a circoscrivere coi lati successivi un perimetro ottagono, così offre gli spessori di M 1,25 per ridursi a M 0,60 che si aumentano in seguito a M 1,00. Negli altri lati lo spessore del parapetto è di M 0,35».
In corrispondenza dell’angolo libero del parapetto si innalzava, a poca distanza, una struttura in muratura che fungeva da punto d’appoggio alla falda del tetto di copertura, come si può vedere anche nella tavola illustrativa. A lato della sezione, in matita, è disegnato un diverso e più nuovo impianto di sollevamento» (tratto da Gianluca Padovan, Le radici di Lissone, Città di Lissone, Ass.ne SCAM-FNCA, Milano 2011).