ELLISSI & CERCHI: Milano
Osserviamo il territorio e l’ambiente in cui viviamo.
La Cittadella di Milano.
Milano è romana? Non credo proprio.
Dalle nebbie del passato qualche cosa emerge sempre, oppure è sempre stata in bella vista, ma senza farsi notare. È questo il caso della figura geometrica prossima all’ellisse che perimetra il popolare quartiere di Porta Ticinese, a Milano.
Il raffronto tra le fotografie aeree e la cartografia storica, come la planimetria della Città di Milano del Catasto Teresiano del 1722, la pianta di Giovanni Battista Riccardi del 1734 e quella di Marc’Antonio Dal Re del 1734, fanno capire chiaramente l’esistenza di una fortificazione la cui forma è riconducibile o prossima all’ellisse.
Di che cosa si tratta? Probabilmente e verosimilmente di una fortificazione, o meglio di una città fortificata d’epoca celta. E la si è chiamata «Dùn di Belloveso». A ben vedere non era l’unica fortezza celta di “Mediolanodunon”.
Tenendo come base una carta del Comune di Milano della prima metà del XX secolo si sono prese su di essa le misure al fine di stabilire l’estensione della città-fortezza. Il cardo è identificabile con il Corso di Porta Ticinese ed è stato misurato dal lato superiore di Via Urbano III fino all’angolo sud di Piazza Sant’Eustorgio, ottenendo una lunghezza di 660 metri. La strada che ricalca il cardo presenta un leggero disassamento, perché il segmento che va da nord (in asse con le Colonne di San Lorenzo) fino alla medievale Porta Ticinese, non è perfettamente in asse con il segmento che da questa giunge a sud, in Piazza Sant’Eustorgio e poi oltre, in Piazza 24 Maggio. Percorrendo la seconda parte del Corso di Porta Ticinese ci si rende conto che in alcuni tratti le facciate delle case sporgono un po’ più verso l’asse, mentre in altri sono un po’ più ritirate, dando così l’impressione che il Corso “scodinzoli”. In realtà l’osservazione delle foto aeree e delle planimetrie fa capire come l’asse si sia mantenuto sostanzialmente rettilineo nel tempo: basta farlo correre nell’esatto centro della strada, da un capo all’altro del «Dùn di Belloveso».
Il decumano è rintracciabile nel lato est di Via Vetere, mentre il lato ovest della medesima è leggermente disassato. Il centro dell’incrocio tra Via Vetere e Corso di Porta Ticinese è il punto centrale del Dùn e dista dal punto nord 331 metri, da quello sud 329 metri.
Sempre partendo dal centro, in direzione est s’incontra la sponda esterna del Canale della Vetra dopo 262 metri. In direzione opposta abbiamo il lato interno dell’odierna e ampia Via Conca del Naviglio a 240 metri, quello esterno a 270 metri. Per determinare la lunghezza del decumano è preferibile tenere in considerazione la sola prima misura, raddoppiandola. Si ottiene così una plausibile lunghezza di 524 metri. Bisogna considerare che il lato ovest del «Dùn di Belloveso», delimitato dal canale che successivamente ha preso il nome di Conca del Naviglio, è stato variamente modificato nel corso del tempo. In quest’area esistono anche i resti dell’arena romana, oggi parzialmente visibili e visitabili. In direzione est abbiamo il perimetro di un’altra fortificazione, questa volta romana e d’epoca decisamente successiva.
Per quanto concerne la larghezza del fossato si può proporre la misura calcolata tra il lato superiore di Via Urbano III e quello inferiore di Via Gian Giacomo Mora: 16 metri. A sud il fossato poteva essere compreso tra il lato superiore di Vicolo Calusca e il punto inferiore di Piazza Sant’Eustorgio: 17 metri. Le misure si discostano di poco ed è plausibile che il fossato racchiudente il «Dùn di Belloveso» avesse un’ampiezza di circa 16 – 17 metri.
Difficile dire, invece, quale spessore e quale altezza avesse il terrapieno. Le porte erano senz’altro quattro, agli estremi del cardo e del decumano, ma con ciò non si esclude l’esistenza di accessi minori. Una nota curiosa e fors’anche indicativa è data dalla distanza tra l’incrocio di cardo e decumano dal centro dello specchio dell’arcata principale delle Colonne di San Lorenzo: 226 metri. Dalla parte opposta, sempre partendo dall’incrocio, s’incontra Via Scaldasole: 222 metri.
Ricapitolando abbiamo un dùn originariamente a pianta ellittica o tendente all’ellisse i cui assi comprensivi della larghezza del fossato misuravano all’incirca 660 x 524 metri.
L’articolo è stato tratto dal libro:
Padovan Gianluca, Milano Celta: le tre fortezze, Lo Scarabeo, Milano 2014.
Gianluca Padovan (Ass.ne S.C.A.M. – F.N.C.A.)
Padovan G., Milano Celta le tre fortezze, Lo Scarabeo, Milano 2014.