Cesare Cesariano architetto e ingegnere ducale (parte seconda)
Occorre ricordare che Cesare Cesariano possedeva una cultura classica notevole e, come detto nella prima parte di questo contributo in suo ricordo, è stato il primo a tradurre in italiano il testo latino di Marco Vitruvio Pollione, il De Architectura, fornendolo di commenti e illustrazioni.
A proposito dei commenti non si può certo a dire che Cesariano non avesse peli sulla lingua, perché sottolinea come, non solo nell’ambiente milanese, vi fossero persone prive di vere cognizioni e che si spacciavano per architetti senza nemmeno essere versati nell’arte.
Ecco le sue parole “alla carta vetrata”: «Ma quilli sono nominati pseudo architecti che in qualche fauore uel sua temerarita affidandosi como molti hano facto & fanno: non solu in la nostra alma opulentissima metropoli de Milano: ma eut in molte altre externe cita is como in Italia quali a gran pena sapendo fare una pocha praticheta calculatoria p[er] la materia de le fabriche aut superficie senza geometrica schematione symmetriata: pur che apparano coacervare le mure nel mensurare qualche superficie terrena si fanno scrivere ala aedilitia de la republica p[er] gratia di qualche falsa e icognita collaudatione» (Cesare Cesariano, Vitruvio De Architectura, Gottardo da Ponte, Como 1521, I, II v.-III r).
Questo brano ho potuto copiarlo direttamente da un originale in quanto letteralmente ritrovato da Maria Antonietta Breda in uno degli scaffali d’una Biblioteca di Milano, tra i libri da catalogare frutto di acquisizioni e donazioni. La sovra copertina lo rendeva irriconoscibile, essendo una carta “anonima” che assomigliava a quella che s’usava per confezionare i dolciumi più di cinquant’anni fa.
La Biblioteca è rimasta così lieta della “scoperta” che ci ha lasciato fotografare l’intero libro.
-SEGUE-
G.P.
TESTI DI RIFERIMENTO: