Cavità artificiali e spazzatura
Dal web è emerso un vecchio articolo pubblicato sul defunto sito web Napoliunderground.org e ripubblicato da Antikitera.net
E lo si ripropone con l’aggiunta di una nostra foto scattata l’anno scorso. Poi, ognuno tragga le proprie conclusioni, sapendo che Milano è sempre più sporca e il Castello è il monumento storico più degradato della città (o del “paesonemetropolitano”).
A Milano si sta mandando in onda il progetto per la costruzione di un ristorante di lusso sugli spalti del Castello visconteo-sforzesco, servito da un mega ascensore ricavato sfondando internamente l’unico rivellino (torre a protezione della porta, eretto nel fossato) rimsto integro nei secoli. Si andrebbero inoltre a compromettere numerose strutture sotterranee, tutte risalenti al Tre-Quattrocento. Si comincerà con il traslocare le storiche biblioteche e raccolte d’arte altrove.
Un’articolo di denuncia teso a cercare di preservare il nostro patrimonio storico-archeologico.
Correva il 15 giugno 2009 e Milano sonnecchiava guardando la Darsena (la mitica darsena che divenne il quinto porto d’Italia per tonnellaggio di materiale caricato e scaricato) annegare nella spazzatura, nei miasmi e nell’abbandono di quasi dieci anni di cantieri aperti e mai chiusi. Si voleva costruire un megaposteggio sotterraneo proprio sotto l’antico bacino, all’ombra delle mura d’epoca spagnola. Ad oggi l’area è ancora cintata, tutto è fermo a beneficio delle rane, dei rospi, dei battaglioni di ratti e dei reggimenti di ladri, ricettatori, tossicodipendenti e amenità umane varie. Quanto denaro pubblico si è gettato alle ortiche? Quanto occorrerà gettarne ancora per restituire la grande area ai cittadini? Intanto gli abitanti del quartiere parlano, si riuniscono, parlano, si riuniscono… E il Comune segue l’onda. Tutto è fermo. Poi c’è la crisi, mancano i soldi e i pensieri sono altri.
Il 15 giugno 2009 vi è stato l’happy cleaning… abusivo, in Darsena. Una bella iniziativa di Legambiente a cui hanno aderito il Comitato dei Navigli, l’Associazione S.C.A.M. (Speleologia Cavità Artificiali Milano) e alcuni cittadini. Sostanzialmente si è pulito un largo tratto di banchina, sottostante a viale Gorizia. E, come si è scritto all’epoca dei fatti: qualche decina di sacchi pieni di spazzatura è stata lasciata di sopra, lungo la via, dopo aver avvisato l’A.M.S.A.; qualcosa è stato fatto, un pezzetto lo si è pulito, forse qualche milanese ci ha pensato sopra.
Ma se Napoli si sta dolendo per la bella pensata di alcuni su come stoccare nel sottosuolo, ovvero nelle cavità artificiali scavate sotto la città, i rifiuti di superficie, a Milano cio’ non è mai successo: i rifiuti si sono scaricati sotto e basta. Lasciamo da parte i quintali di bottiglie, cartoni della pizza, sacchetti dell’immondizia, etc. lanciati quotidianamente oltre i parapetti. Sotto il canale dell’Olona, coperto da volta e relegato nel sottosuolo decine di anni fa, vi sono tonnellate d’immondizia. Un tempo l’Olona alimentava la Darsena e fungeva da collegamento tra la fossa esterna dei Navigli, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese. Oggi è la via preferenziale di un chiaro messaggio d’inciviltà.
Forse a Napoli interverranno i militari, le ordinanze speciali, il buon senso, ma a Milano la spazzatura rimarrà dov’è, perché in Comune non se ne vuol sentire l’odore: adesso si deve pensare all’Expo e a come rovinare il migliore esempio di architettura medievale non solo lombarda, ma europea. Sto parlando del Castello di Porta Giovia, meglio noto come Castello Sforzesco. Se non si è riusciti a mandare in porto il megaposteggio sotto la Darsena, come sarà possibile credere alla bontà del megaprogetto sul Castello di Milano con realizzazione d’ascensori, ristoranti e quant’altro ancora? Si stanzieranno i soldi, questi presto finiranno, i cantieri si prolungheranno oltre ogni dire e la storia dell’incuria e dell’abbandono si ripeterà. Anzi, si protrarrà perché ogni angolo defilato del Castello è già sporco e puzza d’orina.
Così hanno recitato i giornali nel 2009: “Il sindaco Letizia Moratti ha presentato giovedì 26 gennaio il progetto di ristrutturazione, firmato dal londinese David Chipperfield e dal ferrarese Michele De Lucchi. I lavori, finanziati dalla Fondazione Cariplo con 20 milioni di euro, partiranno il prossimo autunno”. Oggi il Comune di Milano rilancia l’intelligente progetto di spendere la sommetta, più utilmente impiegabile in opere urbane e sociali, per sfondare le opere viscontee-sforzesche con un bell’ascensore che condurrà la “milanobene” sulle merlate, al ristorante di lusso: “Agirà integrando il Rivellino di Santo Spirito con una parte ora a rudere – spiega Claudio Salsi, direttore del Settore musei del Castello – dove verrà inglobato anche l’ascensore per realizzare l’ingresso alla struttura militare del Castello. Sarà un restauro integrativo, che recupererà più spazio e volume”.
Dove vogliono fare ascensore e quant’altro abbiamo l’unico tratto di Ghirlanda ancora in piedi, l’unico rivellino ancora integro, l’ingresso della galleria di controscarpa articolata in modo unico al mondo e il genio di Leonardo da Vinci che tutte queste cose le ha già studiate cinquecento anni fa… a differenza di chi è pagato per studiarle e gestirle oggi. Perché rovinare tutto ciò invece di preservarlo e renderlo tranquillamente visibile in ogni sua parte? Guardate oggi il rudere di cui si parla: dimora di senzatetto, gabinetto pubblico, punto di spaccio, cassonetto indifferenziato, come le foto allegate mostrano. Qualcuno si è mai preso la briga di scivolare oltre la propria scrivania e andare a vedere di persona l’oggetto del dissennato progetto?
Intanto io passeggio attorno al capolavoro d’ingegneria e d’architettura medievale, osservando come i gatti, dopo trent’anni di appelli, alberghino in strutture inadeguate, destinati a morire ad ogni inverno, assistiti da pochi amanti dei gatti che si prodigano in ogni modo. A suo tempo osservai che mantenere adeguatamente i gatti del Castello sarebbe senza dubbio costato meno che derattizzare periodicamente lo stesso.
Quello che mi lascia basito ancora una volta (e mi ripeto!) è come vi siano tanti studiosi di castelli, di architetture, etc., e non solamente in università, ma non uno che lo si sia sentito aprire bocca, almeno una volta, sullo stato di degrado in cui versa il Castello di Milano o sul recente e drammaticamente risibile progetto di piazzarvi ascensori e ristorazioni di lusso. Il Castello di Porta Giovia non dev’essere una macchinetta per far girare soldi prima e per recuperare soldi poi, ma un’opera d’arte da studiare e preservare intonsa!
Gianluca Padovan (Ass.ne. Speleologia Cavità Artificiali Milano)
http://www.antikitera.net/news.asp?ID=9584&TAG=Restauri&page=5&fbclid=IwAR0Vo3-ninxBhacTxw7gPmxOcv8jwxUPflOn3z_Ac2qtpeuDUlxmUKRtIb4