Sangue nell’acqua: arrivano gli squali
Sangue nell’acqua: arrivano gli squali
L’incidente alla Speleologa nella Grotta “Bueno Fonteno”.
Questa sera faccio due conti. Fino a qualche anno fa in Italia il Soccorso Speleologico veniva allertato per incidente in cavità mediamente non più di una volta all’anno. Negli Anni Novanta, ad esempio, sicuramente per due anni consecutivi l’Assicurazione della Società Speleologica Italiana non ha pagato alcuno speleologo: ovvero zero incidenti.
Oggi gli incidenti sono in aumento, ma il numero di Speleologi -e parlo di Speleologi, non di semplici tesserati alle varie organizzazioni speleo- è in decrescita.
Rimane un altro dato stringente: oggi la percentuale d’incidenti, tra gravi e lievi, rispetto a chi pratica tanto la Speleologia in ambiente carsico, quanto chi la pratica nelle cavità artificiali, è comunque talmente bassa da fare capire in modo chiaro e incontrovertibile che la popolazione speleologica italiana -per quanto non folta come un tempo- continua a non essere composta da “sprovveduti”.
Ora, ma direi da 40 anni, osservo che i “riflettori dei comunicatori” si accendono sulla Speleologia Italiana quasi esclusivamente quando vi è un incidente.
Tali riflettori non illuminano a giorno la scena, ovvero i dati di fatto, ma gettano ombre e la realtà dei fatti e dei luoghi è sovente distorta.
Fatte le debite proporzioni numeriche vediamo che gli incidenti occorsi a chi va in montagna, limitandosi a considerare chi pratica l’alpinismo nelle sue varie forme, è decisamente alto. In ogni caso l’alto numero d’incidenti in montagna fa molto meno scalpore.
L’ambito subacqueo è altra cosa: negli Anni Ottanta il decollo della semplice subacquea ha lasciato uno strascico di morti e di feriti elevato. Qualcheduno mi ha sussurrato che di costoro non se ne parlava volentieri, o non se ne parlava affatto, altrimenti il mercato dell’abbigliamento subacqueo e dei patentini poteva rischiare un “crollo”. Devo proseguire? Meglio di no, per il momento.
Oggi è accaduto un incidente: non è il primo e non è l’ultimo. Difatti si vive e l’imprevisto è parte dell’impermanenza delle “cose” terrene. L’importante è parlarne in modo corretto e con cognizione di causa.
Ma oggi vorrei innanzitutto ricordare una cosa per tutte: nel giugno 2014 uno Speleologo tedesco veniva salvato grazie all’intervento degli Speleologi Italiani e il medico prontamente intervenuto, anche allora, era Rino Bregani del Gruppo Grotte Milano SEM-CAI. Non mi pare che i “comunicatori italiani” abbiano fatto notare che i soccorritori tedeschi non erano in grado di recuperare il collega infortunatosi a quasi mille metri di profondità e pertanto hanno chiamato i soccorritori francesi. Costoro dopo due o tre giorni hanno capito che non ce l’avrebbero fatta e hanno chiamato gli Italiani. In Italia lo straordinario intervento degli Speleologi Italiani è stato fatto passare sotto silenzio.
Sangue nell’acqua
In secondo luogo ho la netta sensazione che qualcheduno oggi stia rimestando nel torbido. E non sto solo parlando dei “comunicatori”.
Ma facciamo un passo per volta e vediamo il luogo dell’incidente come “oggetto” di uno studio scientifico di alto livello. Il resto si sistemerà da solo, perché come diceva mia nonna “le bugie hanno le gambe corte”. Allego in PDF quello che mi sono fatto mandare dallo Speleologo Max Pozzo dell’Underland. Buona lettura e lieta meditazione.
Gianluca Padovan
PDF con planimetria della Grotta Bueno Fonteno
Sebino Occidentale (Bg) – Il sistema carsico del Sebino Occidentale – M. Pozzo