Luca Beltrami & Gae Aulenti sul Castello di Milano
Luca Beltrami & Gae Aulenti sul Castello di Milano
Quando leggo sulle testate giornalistiche, oppure sul dilagante e fuorviate web, che il tal monumento o il tal edifico storico devono essere “restituiti alla città”, mi si gela il sangue.
Nella più parte dei casi si devono “fare girare i soldi” andando ad incidere in modo inappropriato e decisamente lesivo sull’oggetto da “restituire”.
Fatta questa debita premessa, passiamo a parlare di uno dei due monumenti-simbolo di Milano: il Castello medievale visconteo-sforzesco.
Il Castello di Milano – lo si rammenta – era situato a cavallo delle mura urbane. Pertanto la più parte sporgente verso l’esterno – ovvero sulla campagna – era protetta da una cinta a “C”, che Leonardo da Vinci denomina “Ghirlanda”, dotata di quattro torrioni angolari a pianta circolare (due soli sono visibili e allo stato di rudere). Il fronte di gola dell’opera è tutt’oggi caratterizzato dall’articolata Galleria di Controscarpa, che sempre Leonardo denomina “Strada Segreta di Dentro”, da cui si dipartono tredici gallerie.
A proposito della costruzione della Ghirlanda Beltrami dice chiaramente: «Era opinione abbastanza diffusa che questo recinto, prospettante la vecchia Piazza d’Armi [si riferisce a quella situata nello spazio oggi organizzato a verde pubblico, ovvero Parco Sempione. N.d.A.], non fosse d’epoca sforzesca, e generalmente venne considerato come una aggiunta al concetto primitivo (…). Non era però difficile – anche senza il soccorso dei documenti – di constatare come le cortine, formanti il recinto della Ghirlanda rafforzato agli angoli da due torri rotonde, fossero disposizione prettamente sforzesca» (Luca Beltrami, Il Castello di Milano, Milano 1894, pp. 640-641).
Eppure, ancora alla fine del XX secolo, si scrivono inesattezze e proprio in un lavoro che propone la valorizzazione del Castello: «Si tratta della galleria della Ghirlanda che corre all’interno della controscarpa del fossato. Il circuito a ferro di cavallo costituisce una limitata parte della complessa originaria struttura difensiva che risale alla seconda metà del 1500 e che andò distrutta nell’Ottocento, in parte per opera dei francesi e in parte per la realizzazione del Parco disegnato alla fine del secolo da Emilio Alemagna» (Gae Aulenti -a cura di-, Programma architettonico-funzionale, in Il Sole 24 Ore, Il Castello di Milano. Una proposta di valorizzazione e rilancio, Milano 1995, p. 54).
Ancora una volta non si riesce a capire che l’opera è medievale e le torri circolari non erano certo inusuali anche nelle fortificazioni viscontee e sforzesche. Un esempio per tutti è il ben noto Castello di Cassino Scannasio (Rozzano) situato alle porte di Milano e oggi accanto alla Tangenziale Ovest. E, questo, senza contare i due poderosi torrioni sforzeschi, i quali tutt’oggi guardano il cuore della metropoli e caratterizzano l’intero quadrilatero medievale del Castello di Milano.
Per quanto concerne il “progetto di valorizzazione” si ricorda, per sommi capi, qualche brillante idea… fortunatamente rimasta sulla carta:
– Galleria di Controscarpa (documentata da Leonardo da Vinci) utilizzabile come “vetrina espositiva” dalle maggiori firme della Moda italiana;
– centro multimediale sferico, in cemento armato, dentro il rivellino leonardesco in Piazza Castello (ovviamente demolendo la struttura interna dell’opera quattrocentesca);
– parte superstite in elevato della Ghirlanda destinata ad accogliere una paninoteca;
– unico rivellino integro del Castello, ovvero il medievale Rivellino di Porta Vercellina, sfondato all’interno per installarvi un grande ascensore per condurre la gente direttamente al cammino di ronda (oggi denominato “merlate”);
– ristorante di lusso installato nei corpi di fabbrica accessibili direttamente dal cammino di ronda.
Non occorre essere architetti o ingegneri, oppure storici dell’arte, per capire che la trasformazione di un Bene Culturale in un luogo commerciale non vuole dire “conservarlo e valorizzarlo”. Poi, certamente, con le parole si costruiscono favole inimmaginabili, che puntualmente la gente si beve.
Gianluca Padovan
L’articolo è stato tratto da: Padovan Gianluca, Castrum Portae Jovis Mediolani. Il Castello Visconteo – Sforzesco di Milano dai disegni di Leonardo da Vinci all’Archeologia del Sottosuolo, Hypogean Archaeology Research and Documentation of Underground Structures N° 14, British Archaeological Reports, International Series 2949, Oxford 2019.
VEDERE INOLTRE:
Atti del Convegno in Regione Lombardia, Milano 2022.
Porta del Soccorso: Beltrami la riconosce come facente parte dell’originario impianto voluto dai Visconti e verosimilmente progettato o migliorato da Filippo Brunelleschi.
Interno della Porta del Soccorso del Castello di Milano: in alto abbiamo le buche assassine. Lo spazio sottostante, chiuso da cancellata, è un vero e proprio immondezzaio che da almeno 20 anni dipinge lo stato di degrado e di sporcizia caratterizzante la parte esterna delle difese del Castello.