19. Architetture sommerse: da Milano a Parigi

Giugno 7, 2022 Off Di Archeologia del sottosuolo

Architetture sommerse: da Milano a Parigi

Tratto da: Gianluca Padovan & Ippolito Ferrario, Alla scoperta di Milano Sotterranea, Newton Compton Editori, Roma 2018.

Architetture sommerse: da Milano a Parigi

Negli anni Ottanta del xx secolo la città di Parigi ha recuperato una parte della sua antica fortezza, che fu abbattuta nel Cinquecento e trasformata nell’edificio che noi tutti si conosce come la sede di uno dei musei più noti al mondo: il Palazzo del Louvre. Ma ripercorriamone brevemente la storia architettonica. Il re di Francia Filippo ii Augusto (Parigi 1165 – Mantes 1223) nel 1190 dà inizio alla costruzione di una fortezza ai margini delle mura urbane di Parigi, tra il lato ovest e il fiume Senna. Poco più di dieci anni dopo l’opera è compiuta e si articola in un grande castello a pianta quadrangolare con torri a pianta circolare agli angoli, semi torri a rinforzo delle cortine e un grande mastio centrale, o dongione, denominato Grosse-Tour. Durante il regno di Carlo v detto “il Saggio” (Vincennes 1338 – Nogent-sur-Marne 1380) la metà di Parigi situata a nord della Senna viene protetta con l’erezione di una cinta esterna e il Castello del Louvre perde ogni importanza militare. Con Francesco i detto “re Cavaliere” (Cognac 1494 – Rambouillet 1547) la Grosse-Tour del Louvre è abbattuta, e così anche parte delle cortine e delle torri, per lasciare spazio alla costruzione del grande palazzo, progettato dall’architetto Pierre Lescot (Parigi 1515 – Parigi 1578), signore di Clagny e canonico di Notre-Dame. Come nel caso delle mura bastionate di Milano e della sua Cittadella, la parte del Castello del Louvre “cancellata” è in realtà solamente “cimata” a livello del piano di calpestìo esterno, non completamente demolita fino alle fondamenta. La memoria dell’antico castello si perpetua nel tempo e nella mente dei Parigini fino a quando prende corpo l’idea di poterlo in qualche modo recuperare, tenendo conto che oramai non si può alterare la fisionomia del celebre Palazzo. Ma l’idea di restituire alla città un importante tassello della sua storia è forte e i Parigini accettano la scommessa.

Nel 1983 cominciano gli scavi archeologici all’interno del cortile del Louvre e l’anno successivo già si riconoscono perfettamente la cortina est, con la porta incassata tra le semi torri, la cortina nord con la Tour du Milieu, la Tour Traillerie all’angolo nordest e il Dongione con la cisterna e il pozzo. Gli scavi proseguono fino al fondo del fossato riportando in luce le mura rivestite di pietra e consentendo lo studio dell’antico complesso. Gli archeologi francesi hanno sottolineato che l’obiettivo dello scavo era di raccogliere informazioni che permettessero di arricchire le conoscenze sull’architettura militare del Medioevo, da unire alle descrizioni contenute nei documenti d’epoca. Nel corso dei lavori sono venuti alla luce anche numerosi reperti, tra cui una interessante varietà di materiale ceramico medievale contenuta in un paio di fosse per i rifiuti. Il citato pozzo del Dongione, accuratamente scavato fino al fondo, ha restituito un reperto assolutamente inaspettato: l’elmo da parata in oro di Carlo vi. Oggi «le château retrouvé», ovvero “il castello ritrovato”, è visitabile e attira un considerevole numero di turisti.

Possibile che a Milano non si possa fare altrettanto?

 

Architettura Militare bastione De Marchi Marini

 

 

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