LA FORTIFICAZIONE “ALL’ITALIANA” (parte terza)

Novembre 9, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

Tratto da: Gianluca Padovan, Forse non tutti sanno che a Milano…, Newton Compton, Roma 2016.

… Eliminazione degli “angoli morti”

Sul piano pratico vediamo che in Italia l’impiego sempre più diffuso delle armi da fuoco, e in particolar modo delle artiglierie, fa sì che le torri e le cortine merlate alla guelfa o alla ghibellina divengano inadatte a sostenere le nuove tecniche ossidionali. Ogni struttura si abbassa e s’ispessisce per meglio resistere ai colpi dei vari calibri delle bocche da fuoco. Angoli salienti e rientranti, con l’opportuno posizionamento delle armi da fuoco su piazzole in barbetta, ovvero all’aperto, e in casematte coperte e a prova di bomba, sono tenuti sotto controllo eliminando gli “angoli morti”, i punti che non sono controllabili dal difensore. Infine si rinforzano sistematicamente i fossati con muri di controscarpa e opere addizionali, ponendo così le basi per lo sviluppo della “fortificazione a fronte bastionato” italiana.

Da questo momento in poi e per tutto il XVI secolo l’ingegneria militare europea è sviluppata da personaggi famosi come Francesco di Giorgio Martini, Giuliano da Sangallo, Leonardo da Vinci, Niccolò Machiavelli, Michelangelo Buonarroti, Antonio da Sangallo il Giovane, Giulio Savorgnano, Nicolò Tartaglia ecc. Francesco de’ Marchi, che non è “profeta in patria propria”, nel corposo trattato edito nel 1599 descrive un gran numero di sistemi per fortificare pianure, porti, colline e inoltre «Vi sono delineate le opere esterne da lui chiamate pontoni, che avranno diffusione nel Sei e Settecento, quali la mezzaluna, la lunetta, la tenaglia e la controguardia».

Tra i tanti talenti italiani vi è un solo straniero: Albrecht Dürer (Norimberga 1471 – Norimberga 1528) seppure, secondo alcuni studiosi, le basi delle sue teorizzazioni architettoniche in campo militare gli siano ispirate dalla visione di taluni disegni leonardeschi. Dürer è il propugnatore delle gigantesche opere semicircolari che si protendono al di fuori del profilo del corpo di piazza principale, chiamandoli basteien, bastioni. In un suo sistema circolare «Un primo corpo si dispone intorno a un cerchio di raggio 200 piedi (62,80 m) ed è servito da un corridoio retrostante e da scale circolari. Un fosso principale largo 100 piedi (31,40 m) e profondo 50 piedi (15,70 m) contorna il tutto»7. Eppure alcuni disegni per fortificazioni circolari li ritroviamo nel Codice Atlantico tracciati da Leonardo, come alcune grandi opere a tre ordini di mura concentrici dotati di casematte per le artiglierie e ognuno difeso da fossato con acqua.

Se il primo sistema di fortificazione bastionato è italiano, lo è anche il secondo, ovvero il cosiddetto Sistema italiano migliorato, dove la «larghezza del fosso è di 35 metri. La controscarpa è parallela alle facce dei bastioni. Davanti alla cortina vi è un rivellino. Il fosso è largo 20 metri in corrispondenza del rivellino».

Milano non vedrà la realizzazione delle mura averliniane, ma nel Cinquecento sarà comunque chiusa in una cintura bastionata però a forma di ventaglio. La costruzione dei bastioni di Milano comincia nel XVI secolo e va ad inglobare o ad eliminare talune opere d’epoca medievale, nonché i lacerti di quelle precedenti, e i preesistenti tratti bastionati come la Tenaglia dell’ingegnere ducale Cesare Cesariano. L’opera è voluta dal governatore spagnolo della città, Ferrante Gonzaga, ed è progettata da Gian Maria Olgiati, ingegnere militare già al servizio di Carlo V. Principia il 1548 (o l’anno successivo) e in meno di vent’anni è ultimata.

Al vertice dell’angolo rientrante del succitato ventaglio rimane isolato il Castello di Porta Giovia, un po’ malandato per via degli assedi sostenuti negli ultimi decenni, ma rinforzato con più opere atte ad alloggiare le artiglierie sempre più grandi. Entro la fine del Cinquecento le sue difese sono riprogettate e viene racchiuso una fortezza a pianta stellare con sei bastioni a forma d’asso di picche. Entro la pima metà del secolo successivo si erigono tra bastione e bastione, all’interno del fossato, sei rivellini conferendo al tutto una forma stellare a dodici punte. È la nuova Cittadella, ovvero la “Real Fortezza”, a noi nota dalle numerose iconografie.

Per completezza e per passare dalle opere militari a quelle civili, si può ricordare che nei primi anni del XIX secolo i bastioni e le cortine del Castello sono rasi al suolo per volere di Napoleone Bonaparte. Tutto l’impianto stellare è cimato e l’area così sgomberata è in parte riedificata con la costruzione di Foro Bonaparte e in parte coperta di terra e piantumata nell’area nord ovest, laddove abbiamo Parco Sempione. Forse vi sarà sfuggito, ma ho scritto che l’impianto è stato cimato, non demolito integralmente. Difatti sotto gli edifici rimangono i lacerti dei bastioni e sotto strade e giardini questi ci sono ancora, seppure non alti come prima.

I bastioni cittadini sono inizialmente risparmiati e sempre nella prima metà del XIX secolo la sommità della cinta di Milano è quasi ovunque piantumata e così anche parte degli spazi retrostanti e la fascia di terreno che corre al di là dei fossati. La Pianta della Città di Milano del 1829 mostra abbastanza puntualmente quali fossero gli spazi interni alla cinta coltivati a orto e quali destinati a giardini. In particolare, la sommità del Bastione di Porta Orientale è ingentilita da una macchia arborea contornata da una bordura vegetale a forma semicircolare. Nella parte retrostante al Bastione la “camminada” è un viale alberato su entrambi i lati ed esistono già i Giardini Pubblici. All’esterno il fossato è fortemente ridotto e vi passa la Strada di Circonvallazione, anch’essa alberata su entrambi i lati. Pochi anni più tardi anche tale Bastione è cancellato. Oggi possiamo vedere un ultimo lacerto di bastione a lato di Porta Romana, in piazzale Medaglie d’Oro, angolo viale Sabotino: «Esternamente ad una faccia del bastione vi è un tratto di acciottolato delimitato da una staccionata lignea a ricordo del fossato, mentre accanto l’area è stata destinata a piccolo giardino pubblico, con posteggio sotterraneo».