Leonardo da Vinci al Castello di Milano: nona parte
MANCATA DEMOLIZIONE DEL CASTELLO GRAZIE A BELTRAMI
Nel corso dei secoli il Castello ha subito demolizioni anche drastiche, ricostruzioni e adattamenti alle tecniche ossidionali in costante sviluppo. Perduta la sua funzione difensiva diviene Caserma, ma alla fine dell’Ottocento se ne decreta il cambio di destinazione.
La demolizione della Ghirlanda inizia nel 1892 e l’anno successivo «la convenzione stipulata fra il Governo e il Municipio per la esecuzione dei nuovi quartieri di Piazza d’Armi, e la sistemazione di una nuova piazza d’armi fuori della cinta daziaria stabiliva la cessione al Municipio, per parte del Governo, di tutto il fabbricato denominato Caserma-Castello, nella cui parte monumentale – da ripristinare nello stato suo originario – il Municipio deliberava di insediare il Museo Archeologico, il Museo artistico municipale, gli Archivi Civici, le scuole d’arti, il Museo del Risorgimento. Ai 25 di ottobre del 1893, l’Autorità militare sgombrava definitivamente il Castello, e la guardia dei civici pompieri sostituiva l’ultima sentinella del R. Esercito» (Luchino Del Mayno, Vicende militari del Castello di Milano dal 1706 al 1848 e cenni sulle trasformazioni edilizie del Castello dalla caduta degli Sforza ai nostri giorni di Luca Beltrami, Ulrico Hoepli, Milano 1894, pp. 233-234).
Le Autorità Militari lasciano così il Castello alla cittadinanza, ma, al solito, qualcheduno ne vuole approfittare.
Si può utilmente ricordare che nel 1881 «la Società Fondiaria Milanese, manovrando abilmente, aveva acquistato tutti i terreni liberi intorno al Castello. Ne era rimasta esclusa l’area retrostante della piazza d’Armi [si parla di quella esterna al Castello. N.d.A.], la più ambita, di proprietà demaniale, per la quale secondo il progetto Maraini, si trattava intanto la permuta, decentrando in aree di minor pregio le attrezzature militari e pensando di sacrificare il Castello» (Giulia Bologna, Il Castello di Milano. Da fortezza a centro di cultura, Federico Motta Editore, Milano 1986, p. 188).
Il progetto della Società Fondiaria Milanese prevedeva la completa demolizione del Castello, risparmiando la sola Rocchetta, ma fortunatamente molti cittadini si opposero, tra cui l’architetto Luca Beltrami, e «nel nuovo piano regolatore della città dell’ing. C. Beruto, riveduto da una Commissione municipale e proposto al Consiglio nel 1886, si deliberava la sistemazione della Piazza Castello e della Piazza d’Armi, rispettando la mole del quadrato sforzesco, e mantenendo le nuove costruzioni a sufficiente distanza; venne soltanto decisa la demolizione della cortina denominata Ghirlanda, la quale, benché parte integrante del Castello dell’età Sforzesca, non presentava ormai particolare interesse» (Ibidem, p. 192).
Gianluca Padovan (Ass.ne S.C.A.M. – F.N.C.A.)