Al Castello di Milano… qualcuno ha perso la testa
A proposito del fossato e delle mura così ha scritto Leonardo da Vinci a commento della sua visione assonometrica dell’angolo nord del Castello di Porta Giovia:
«I fosi del Castello di Milano, di dentro alla ghirlanda, è braccia 30; l’argine sua è alta braccia 16 e larga 40; e questa è la ghirlanda. I muri di fori sono grossi braccia 8 e alti 40; e le mura del Castello sono braccia 60. Il che tutto mi piace, salvo che io vorrei vedere le bombardiere che sono in nei muri della ghirlanda non riuscissino in nella strada segreta di dentro, cioè in s, anzi / si calasse per ciascuna, come appare in m f» (Leonardo da Vinci, Manoscritto B, f. 36 v.).
Leggiamo ora quanto ha scritto Luca Beltrami poco più di un secolo fa proprio a commento del disegno: «Lo spessore di braccia 8, riportato dal Vinci per il muro della ghirlanda, è abbastanza esatto. Come dicemmo, tale spessore risultava ancora ultimamente in m. 5,40, o braccia 9: così la larghezza del fossato è di m. 15 circa, o br. 26, e la distanza fra le cortine della ghirlanda, e la controscarpa, è di m. 22,60 e cioè br. 38., prossime alle 40 indicate da Vinci» (Luca Beltrami, Il Castello di Milano, pp. 642-643).
Il Castello di Milano, o meglio il suo nucleo centrale, è ancor’oggi protetto da un fossato in parte colmato. Un tempo era più profondo e costituiva un pericoloso ostacolo da superare qualora si fosse presa d’assalto la fortezza. Prescindendo dal fatto che sarebbe stato di grande utilità lo svuotamento di tale opera, innanzitutto per ridare una qualcerta prospettiva all’insieme monumentale, si osserva che il fossato potrebbe ricevere maggiori attenzioni.
Difatti ogni tanto capita di vedere che proprio in questo fossato vengano “stoccati” materiali di vario tipo.
Ma in occasione del “Cinquecentenario Leonardesco” un nuovo elemento lapideo ha nobilitato il fondo erboso: una grossa testa di pietra è rotolata fin qui e chissà da dove.
L’opportuna sua collocazione avrebbe dovuto essere all’interno del Castello, magari su di un supporto, o in una teca, e non già abbandonata a terra. Ma, d’altra parte, se il sonno della mente genera mostri, il sonno della buona volontà e dell’intelligenza, a discapito del lauto stipendio che si porta a casa, genera incuria.
Sorge comunque spontanea la domanda: “Chi ha perduto la testa?”.
Ovvero: dov’è la statua che ora piange la propria sommità?
Gianluca Padovan
Un applauso a coloro i quali sono preposti alla conservazione e alla musealizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale. Grazie, siete fantastici.