Cesare Cesariano che fortissimamente volle farsi una cultura (parte terza)
Non si può certo dire che Cesariano sia nato con la camicia, dal momento che all’età di quattordici anni è costretto a scappare di casa perché la matrigna minaccia d’avvelenarlo. Sicuramente aveva un carattere forte e deciso, ma la matrigna doveva essere quella cattiva delle fiabe. Sia come sia, Cesariano non si perde d’animo e, oltre a cavarsela in ogni frangente, si mantiene lavorando e al contempo studia moltissimo.
Ai primi del Cinquecento lo si ritrova a Ferrara dagli Estensi e successivamente a Reggio Emilia, dove acquista una proprietà in località Quattro Castella con i proventi derivati dai propri lavori. Ma se l’immobile è situato al di fuori della circoscrizione fiscale, quel furfante dell’esattore delle tasse gli chiede ripetutamente denaro creandogli non pochi grattacapi.
Nel 1507 deve darsi nuovamente alla fuga perché, forse in un alterco finito male o in un duello, ammazza tale Giovanni Rossini e per il fatto è condannato a morte in contumacia.
Saltando a piè pari le successive traversìe, ma pure i numerosi lavori che lo rendono ben conosciuto ed apprezzato, leggiamo cosa dice di lui l’impietoso e caustico Giorgio Vasari quando parla della vita di Bramante da Urbino, il quale giunge a Milano incontrandovi: «un Cesare Cesariano reputato buono geometra e buono architettore, il quale comentò Vitruvio; e disperato di non averne avuto quella rimunerazione che egli si aveva promessa, diventò sì strano, che non volse più operare, e divenuto selvatico, morì più da bestia che da persona» (Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori scultori e architetti, Jacopo Recupero -a cura di-, Editrice Italiana di Cultura, Roma 1967, pp. 501-502).
Certamente Cesariano, personaggio tenace ed eclettico, meriterebbe un ricordo più significativo nella città che ne ha visto i natali (come curiosità si può ricordare che per taluni il luogo di nascita è Prospiano, frazione di Gorla Minore, in provincia di Varese).
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G.P.
TESTI DI RIFERIMENTO: