Arena o Stadio Civico di Milano
La forma dell’Arena, o Stadio Civico, è progettata dall’architetto Luigi Canonica (Tesserete, Lugano 1762 – Milano 1844) e realizzata in legno nel 1803, ma ricostruita in muratura e inaugurata nel 1807. La forma richiama l’anfiteatro classico ed era originariamente destinata a ospitare corse di cavalli, di bighe, naumachie, ecc.
Scrive l’architetto Gianni Mezzanotte: «L’Arena fa parte del complesso del Foro Bonaparte, ma l’apparizione di questo edificio è improvvisa, non essendo contemplato in quel luogo nei tanti disegni presentati dal Canonica. Il Cusani ricorda che l’origine dell’edificio sta nel recinto di legno, eretto di fronte al Castello, verso la città, appena restaurata la Cisalpina, per la corsa delle bighe. Ma per un incidente causato dalla folla strabocchevole, poco mancò che crollasse, e l’architetto di Stato fu incaricato di sostituirlo nello stesso luogo con un circo capace di 4000 spettatori. Ma anche questo si rivelò insufficiente, e si decise di costruire l’Arena nelle dimensioni e nel luogo attuali. Furono utilizzati i materiali ricavati dai demoliti spalti del Castello. Dal primo apparato resta una traccia in una stampa del 1801; il secondo, pure in legno, al quale si applicò l’Appiani, per la festa del 26 giugno 1803, è notissimo per la stampa del Sanquirico, ed ora per una pianta rinvenuta a Lugano. Disegnato il progetto nel 1805, il 17 giugno 1807 lo stadio, capace di trentamila persone, era inaugurato con una corsa; nel dicembre dello stesso anno Napoleone volle presenziare alla prima regata; tuttavia i lavori continuarono a lungo, per le molte sospensioni cui dovettero soggiacere, comportando anche modifiche al disegno iniziale. Il pulvinare e la porta trionfale furono compiuti nel 1813; la porta “libitinaria”, di fronte al pulvinare, fu eretta nel 1824; le carceri solo nel 1827 (…). L’opera ebbe un’eco molto vasta e diede fama al Canonica, che anche oggi è noto al pubblico per questa architettura. Tennero conto dell’Arena di Milano, almeno marginalmente, i vari “anfiteatri” sorti in quegli anni: quello del Cusi a Como (1813), a lato del teatro, e quello dell’Aspari a Bologna (l’Arena del sole, 1810); e ancora altri, come lo Sferisterio di Macerata (1821-29)» (Gianni Mezzanotte, Architettura neoclassica in Lombardia, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1966, pp. 290-291).
Il monumentale edificio era dotato di un impianto idraulico per l’allagamento della parte interna, garantendo ovviamente il conseguente deflusso, in occasione dei giochi d’acqua e delle naumachie. Col passare del tempo le opere idrauliche sono state completamente voltate e relegate nel sottosuolo, anche soprattutto per il cambio di destinazione d’uso.