ACQUEDOTTO CIVICO DI MILANO

Febbraio 1, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

Parlando di una grande città come Milano si deve certamente considerare l’importanza fondamentale dell’Acquedotto Civico.

Nel libro Alla scoperta di Milano sotterranea abbiamo dedicato più di un capitolo alle acque urbane e nello specifico uno è sull’approvvigionamento idrico: “5. Milano costruisce un acquedotto moderno”.

Andando agli anni passati, vediamo che a partire dal 1888, con lo sviluppo del tessuto urbano e l’incremento degli abitanti, si valuta la possibilità di costruire un acquedotto per la città che risolva i molti problemi di igiene, sopperendo inoltre all’aumentato fabbisogno idrico:

«Difatti dal censimento del 1881 risulta che i cittadini milanesi fossero 321.000, quindi in costante aumento anche dopo l’annessione dei Carpi Santi a Milano avvenuta nel 1873. Si ricorda che fino ad allora, e in molti casi fino ai primi del Novecento, l’approvvigionamento d’acqua potabile era garantito dai pozzi ordinari e di cui si parlerà più avanti. Pertanto, alla fine del 1881, la Società Italiana Condotte d’Acqua avanzò un primo progetto di acquedotto milanese che si basava su di una conduttura che avrebbe rifornito il capoluogo lombardo direttamente dalla Val Brembana con una portata di 900 litri di acqua al secondo. Il progetto trovò l’opposizione netta di tutti i Comuni della bergamasca che non esitarono di fronte anche ai vari tentativi delle autorità milanesi di far dichiarare l’opera di pubblica utilità. Trascorsero gli anni e il progetto alla fine venne abbandonato. Cambiò anche l’amministrazione milanese, fu eletto il nuovo sindaco Gaetano Negri e si ricominciò daccapo. Vennero presentati ben ventidue nuovi progetti di cui sette furono giudicati interessanti e degni di nota. Fra questi c’era ad esempio quello dell’ingegner Villoresi (che diede il nome al canale da lui progettato che mette in comunicazione il Ticino con il fiume Adda) il cui progetto era basato su di una condotta in pressione che partiva dalle montagne di Lecco per arrivare a Milano e che, lungo il suo percorso, avrebbe permesso la presenza di turbine utili agli impianti industriali. Ci fu un lungo dibattito, ma alla fine si scartarono anche questi nuovi progetti. Per la realizzazione dell’acquedotto giunse il progetto a firma del già citato ingegner Felice Poggi dell’Ufficio Tecnico Comunale che già si stava dedicando al sistema fognario. L’ingegner Poggi si “limitò” a prendere spunto dal passato, ovvero dall’utilizzo dei pozzi da parte dei milanesi per l’approvvigionamento d’acqua potabile. Rimaneva il concetto del pozzo per prelevare acqua, ma la profondità dello stesso doveva essere maggiore per andare a prelevare quell’acqua con chiare garanzie di purezza» (tratto da: Ippolito Edmondo Ferrario, Gianluca Padovan, Alla scoperta di Milano sotterranea, Newton Compton Editori, Roma 2008, pp. 48-49).

In seguito si è pubblicata una monografia dedicata proprio all’Acquedotto Civico meneghino. Alcune foto delle opere sotterranee sono state recentemente pubblicate nel libro Jolly Roger – Pirati a Milano (lo trovate in questo sito alla voce BOOKSHOP).

 

 

 

 

Centrale di pompaggio del 1915

 

Centrale di pompaggio sotterranea

 

Interno di una Centrale di pompaggio

 

Pozzo radiale

 

Rifugio antiaereo in una Centrale di pompaggio