MILANO: rifugi antiaerei in Bovisa

Gennaio 25, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

A Milano si sono individuati altri due rifugi antiaerei realizzati in fase con un edificio inquadrabile tra gli anni Venti e Trenta del XX secolo e facente parte di un articolato impianto industriale.

Se n’è presa visione grazie alla cortesia del proprietario.

Si tratta di due complessi sotterranei in cemento armato, suddivisi in più celle ancora dotate delle porte blindate e anti aggressivo chimico della Ditta Sisti. Oltre a polvere e ragnatele accumulatesi nei decenni di abbandono, i rifugi sono in ottime condizioni. Vi sono ancora quasi ovunque integri gli impianti d’illuminazione e le scritte che contrassegnavano il numero di ogni cella, nonché le indicazioni “uscita” accompagnate dalle classiche frecce di colore nero.

Al di sotto della fabbrica si sviluppa inoltre un sistema di sotterranei che andrebbe indagato con attenzione, anche nella prospettiva di individuare altri rifugi antiaerei: difatti si sono notate altre porte blindate che ne indicherebbero l’esistenza. Una di queste porte, priva di marchio di fabbrica, è identica a quella vista in un rifugio antiaereo esplorato e rilevato un paio di anni fa, sempre a Milano, e di cui si pubblicheranno entro l’anno la scheda tecnica e il rilievo planimetrico.

Al momento si può solo dire che si è aggiunto un altro tassello alla conoscenza della “Milano Sotterranea”, indagine a tutto campo che la nostra Associazione conduce dai primi anni Ottanta.

Come già scritto in altre occasioni, i sotterranei di ogni città custodiscono sostanzialmente inalterate nel tempo le testimonianze storiche e architettoniche del loro sviluppo, dell’ingegno e della perizia delle maestranze che le hanno realizzate affinché durassero.

Queste architetture immerse nel buio denotano una cura divenuta inusuale nelle moderne costruzioni realizzate negli ultimi decenni, le quali se all’apparenza possono risultare talvolta “belle” e “funzionali”, rivelano un impiego di materiali facilmente deperibili e una scarsa attenzione alla “godibilità” di chi ne deve poi usufruire.