ARCHEOLOGIA MINERARIA: note metodologiche. Ottava parte
- Strumenti di misura
Stando alle fonti è dal XVI secolo che si evolvono i metodi di coltivazione e si utilizza con una certa sistematicità la strumentaria da miniera. Se ne hanno esempi nel “De re Metallica” [Agricola, V, pp. 90-106] e nel seicentesco “Pratica Minerale” [Della Fratta 1678, pp. 23-42]. Tra le illustrazioni presenti nel “Schwazer Bergbuch” sono raffigurati due minatori che effettuano una misurazione in galleria. In generale l’uso della strumentaria serviva ad una organizzazione migliore dei sistemi di coltivazione, andando a conoscere l’orientamento e la pendenza dello scavo anche per la restituzione grafica in pianta e in sezione.
Per misurare le profondità abbiamo teodoliti semplici, quadranti ordinari, tavolette pretoriane; per la misura delle distanze vi sono pedometri, regoli topografici, etc.
In particolare, gli Statuti Minerari di Massa Marittima del XIII sec. «indicano la “calamita” come strumento ed il “sistema di calamitare” come metodo per la determinazione dei confini di escavazione dei terreni minerari» [Casi 1996, p. 18].
Si deve pensare che anche in antichità si potesse avere la necessità di conoscere l’estensione e l’andamento dei ‘vuoti’, anche solo per capire se fossero indirizzati o indirizzabili verso punti esterni ove facilmente aprire ingressi secondari o fare defluire le acque. Necessariamente si adoperavano degli strumenti di calcolo e misura. Utilmente si ricorda come Vitruvio dica che per la costruzione dei sistemi idraulici s’adoperano diottre, livelle e corobate [Vitruvio, VIII, 1], e oltre a questi si sono potuti verosimilmente utilizzare in miniera anche semplici fili a piombo, cordicelle annodate, eclimetri, goniometri, archipendoli e compassi.
Per l’impianto di norie e coclee occorreva almeno conoscere la lunghezza del percorso e il livello da superare e questo non poteva essere calcolato con approssimazione. Se, ad esempio, nell’area dove avvenne uno scontro campale nel X secolo non si sono mai rinvenute punte di lancia, questo non vuole dire che le lance non vennero sicuramente adoperate, ma semplicemente che con ampia possibilità non una si sia conservata nel terreno o che semplicemente non si sia cercato o con attenzione o nell’area giusta, o che i resti di almeno una punta siano stati scambiati per altro oggetto, a causa della ruggine.
Ecco cosa scrive Tullio Seguiti, ingegnere del Corpo Reale delle Miniere, nel 1939: «I metodi e gli strumenti usati oggi nella topografia di miniera sono relativamente molto recenti, ma le origini della topografia sotterranea si perdono nella notte dei tempi. Si può dire che essa si è sviluppata non appena è stato iniziato il lavoro di estrazione di minerali utili dal sottosuolo» [Seguiti 1939, p. 1].