6. La casamatta nell’architettura difensiva
La casamatta nell’architettura difensiva
Tratto da: Gianluca Padovan & Ippolito Ferrario, Alla scoperta di Milano Sotterranea, Newton Compton Editori, Roma 2018.
La casamatta nell’architettura difensiva
Non si tratta di una villetta un po’ pazzerella, ma di uno degli elementi più importanti delle architetture difensive. Comunque, in origine, con la parola casamatta venivano indicate le opere d’assedio mobili che potevano contenere e proteggere un ariete, un “trapano da muro” (terebra) o un’arma elastica a torsione.
Con l’introduzione delle armi da fuoco vediamo che nei castelli e nelle rocche si posizionano le artiglierie all’aperto, anche sui cammini di ronda, e all’interno di locali riadattati allo scopo. Tra la fine del Trecento e per tutto il secolo successivo abbiamo invece nelle opere di nuova costruzione delle apposite camere di manovra dette “bombardiere”, dove il pezzo d’artiglieria e i serventi possono agire al riparo. In pratica si tratta di casematte. Generalmente sono a pianta trapezoidale, con l’apertura per la volata del pezzo, ovvero la feritoia, ricavata in una lastra di pietra chiamata scudatura, ma le varianti non mancavano di certo. Siccome lo sparo provocava fumi acri e densi occorreva aerare la camera di manovra mediante un camino chiamato fumante, realizzato nella volta. Nel Castello di Milano le “bombardiere” non hanno scudature monolitiche, ma sono costituite da conci di granito e nella cinta aggiuntiva, ovvero la Ghirlanda, vediamo ancora oggi numerose prese d’aria che entrano nella muratura, chiuse da spesse grate.