1522: TRINOMIO VINCENTE (terza parte)

Novembre 9, 2021 Off Di Archeologia del sottosuolo

1522, TRINOMIO VINCENTE: FOSSATO, ARCHIBUGIO E MILIZIA MILANSE

… Attorno alla Bicocca si batterono come leoni per la sopravvivenza del Ducato

Tratto da: Gianluca Padovan, Forse non tutti sanno che a Milano…, Newton Compton, Roma 2016.

Ora vediamo chi sono gli uomini d’arme di spicco nello schieramento francese, in cui militano anche le truppe svizzere e alcuni contingenti mercenari italiani.

Alleato di Francesco I re di Francia è la Serenissima Repubblica di Venezia, il cui doge è Antonio Grimani (Venezia 1436 – Venezia 1523). Odet de Foix, conte di Lautrec (1485 circa – Napoli 1528), è il comandante dell’esercito francese. Gran Siniscalco di Guienna, partecipa alla battaglia di Ravenna (1512), è creato Maresciallo di Francia e Luogotenente generale regio in Italia governando Milano. Non si fa certo amare per l’alterigia, il lusso e i modi brutali sconfinanti nella crudeltà. Successivamente è Tenente generale dell’esercito della Lega di Cognac, morendo di malattia assediato a Napoli con le sue truppe. Alla battaglia della Bicocca sono al suo comando:

– Ludovico Barbiano, conte di Belgioioso (1488 – Milano 1530). Avviato al mestiere delle armi fin da giovane, milita al servizio di Gian Giacomo Trivulzio e partecipa soprattutto alle campagne d’Italia. Con le truppe francesi è alla battaglia di Ravenna, rimane ferito a Marignano e a Pavia, dove si distingue per valore. L’anno seguente passa al servizio di Carlo V. Con ogni probabilità muore avvelenato.

– Pietro Francesco Barbiano, da Belgioioso (1489 – 1546). Condottiero di ventura, milita come il fratello Ludovico nelle fila francesi partecipando alla battaglia di Ravenna e a Novara è fatto prigioniero. Combatte a Marignano e a Pavia, dove è ferito e preso prigioniero. Nel 1526 passa al servizio di Carlo V.

– Gian Giacomo Galeazzo da Birago (// – Milano 1540). Avviato al mestiere delle armi fin da giovane, milita sotto le insegne sforzesche e nel 1481 è nominato castellano di Pandino. Di fazione guelfa, alla caduta del Ducato passa a combattere per i Francesi, ma i rovesci militari lo portano ad allontanarsi da Milano, dove i beni suoi e dei parenti sono confiscati. Successivamente passa agli Imperiali e torna a combattere per il Ducato. Nel 1529 è nominato senatore da Francesco Maria II Sforza.

– Giovanni Girolamo Castiglioni (// – Baiona 1560). Capitano di ventura lombardo è al servizio della Francia in quanto, come dicono taluni autori, avverso alla casata sforzesca. Si distingue alla Bicocca e nella battaglia di Landriano (giugno 1529) dove tiene testa ad Antonio de Leyva.

– Jacques II de Chabannes, signore di La Palice (1470 circa – Pavia 1525). Uomo d’arme francese, Maresciallo di Francia, prende parte alle guerre condotte in Italia da Carlo VIII, Luigi XII e Francesco I. Partecipa alla battaglia di Ravenna, è a Marignano, alla Bicocca, alla Campagna di Provenza (1524) e muore nella battaglia di Pavia. Dal suo nome deriva l’aggettivo lapalissiano, ovvero ovvio ed evidente, con «allusione ai versi, divenuti proverbiali, di un’ingenua strofetta cantata dai soldati dopo la sua morte per celebrarne la “vitalità” come combattente: “Un quart d’heure avant sa mort Il était encore en vie” ‘un quarto d’ora prima di morire era ancora in vita’».

– Sampiero Corso (Bastelica 1498 – Corsica 1567). Di umili origini, combatte a più riprese nella compagnia di ventura di Giovanni de’ Medici, ma anche nell’esercito asburgico e francese, dove ottiene il grado di colonnello. Alla Bicocca comanda un reparto a protezione della ritirata. In Corsica, nel 1564, organizza la rivolta contro Genova, da cui è stato precedentemente imprigionato.

– Paolo della Silva, conte di Crevoladossola (Crevoladossola 1476 – Crevoladossola 1536). Principia il mestiere delle armi militando al servizio di Ludovico Sforza e nel 1500 passa alla Francia, rimanendovi. È a Marignano, alla Bicocca e a Pavia; nel 1527 è fatto cavaliere da Francesco I. Nel suo testamento ha ordinato «che sopra il di lui sepolcro si appendessero gli stendardi e le armi, colle quali aveva militato al di qua e al di là de’ monti».

– Thomas de Foix, signore di Lescun (1485 – Pavia 1525). Fratello minore di Odet de Foix, vescovo di Tarbes nel 1504, dottore in diritto canonico e teologia, successivamente lascia l’abito ecclesiastico per il mestiere delle armi. A Milano non si fa certo amare dal popolo: «il maresciallo di Lescun, aveva più bravura che condotta. Passava per uomo crudele e sommamente avaro. Sollevossi il Milanese nel 1521, a motivo delle rigorose sue esazioni». Rimane ferito alla Bicocca, partecipa alla battaglia di Pavia dove è ferito e fatto prigioniero, morendo poco dopo.

– Federico Gonzaga, da Bozzolo (Bozzolo 1480 circa – Todi 1527). Condottiero di ventura, nel 1496 è al servizio della Francia. Successivamente milita per lo Stato Pontificio, poi ancora per le armi francesi. Per meriti di guerra è insignito a Milano dell’Ordine di San Michele da Odet de Foix per conto del re di Francia. Partecipa all’assedio di Pavia e alla conseguente battaglia, dov’è preso prigioniero. È ricordato come valoroso uomo d’arme e comandante assai stimato.

– Giovanni de’ Medici, detto Giovanni dalle Bande Nere (Forlì 1498 – Mantova 1526). Figlio di Caterina Sforza Riario, illegittima di Galeazzo Maria duca di Milano, e Giovanni Pierfrancesco de’ Medici, è uno dei più noti condottieri di ventura italiani. Durante le guerre d’Italia tra Francesco I e Carlo V «servì papa Leone X, i Francesi, gli imperiali (1523-1524) e di nuovo i Francesi, si segnalò per valore di soldato e nobiltà di sentimenti. Machiavelli, fra gli altri, vide in lui un possibile condottiero capace di liberare l’Italia dagli stranieri». Di temperamento violento, rissoso, ma risoluto, abile nello sfruttare tanto la cavalleria leggera quanto la fanteria armati di lance, picche e armi da fuoco, è colpito a Borgoforte da una palla di colubrina durante l’avanzata dei Lanzichenecchi di Georg von Frundsberg, morendo poco dopo. La sua sofferta dipartita è descritta da Pietro l’Aretino.

– Anne, duca di Montmorency (Chantilly 1492 – Parigi 1567). Connestabile di Francia, a seguito della battaglia della Bicocca riceve comunque il bastone di Maresciallo di Francia, ma in quella di Pavia gli va male ed è catturato. Diviene pari di Francia, governatore della Linguadoca e Gran Maestro di Francia e oltre ad essere militare e politico è uno degli uomini più ricchi di Francia. Tra alterne vicende conclude la sua carriera alle porte di Parigi, partecipando vittoriosamente alla Battaglia di Saint-Denis contro l’esercito degli Ugonotti, ma lasciandoci la vita.

– Hans Rudolf Nägeli (1457 circa – Bicocca 1522). Condottiero di ventura svizzero, nonché diplomatico, deputato al Gran Consiglio Bernese, balivo di Aarwangen, è comandante lanzichenecco al servizio di Giulio II nella guerra della Lega Santa (1510-1512). Successivamente è capitano delle milizie di Berna al servizio della Francia, partecipa alla campagna d’Italia e cade combattendo alla testa delle sue truppe nella battaglia della Bicocca.

– Babone Naldi (Brisighella 1474 – Padova 1544). Condottiero di ventura, milita quasi sempre nelle fila della Serenissima Repubblica di Venezia. Nel 1515 è a Marignano con Bartolomeo d’Alviano; alla Bicocca guida all’assalto gli archibugieri veneziani a copertura degli Svizzeri. È considerato un fedele e capace uomo d’armi.

– Ugo Pepoli, conte (Bologna 1484 – Capua 1528). D’antica casata bolognese, come condottiero di ventura combatte per lo Stato Pontificio, Venezia e Genova. Dal 1515 milita sotto le insegne francesi e alla Bicocca è ferito da un’archibugiata alla gamba. Muore combattendo sotto le mura di Capua ed è sepolto a Napoli, nella chiesa di Monte Oliveto.

– Galeazzo Sanseverino, conte di Caiazzo (Napoli 1458 – Pavia 1525). Condottiero di ventura, nel 1482 lascia la Repubblica di Venezia per il Ducato di Milano e nel 1488 sposa Bianca Sforza, figlia naturale di Ludovico il Moro. Nel 1500 è assediato a Novara con il suocero e successivamente è preso prigioniero. Nel 1509 passa al servizio dei Francesi, partecipa alla battaglia di Agnadello (1509) ed è presente a Marignano. Successivamente ottiene la naturalizzazione francese e partecipa alla battaglia di Pavia trovandovi la morte. È sepolto nella Certosa di Pavia. Per quanto valoroso, gli storici hanno espresso pareri contrastanti sulle sue capacità di comando.

– Renato di Savoia, conte di Tenda (1468 – Pavia 1425). Figlio del duca di Savoia Filippo II e dell’amante Libera Portoneri, ebbe il soprannome di Gran Bastardo di Savoia. Luogotenente del Ducato, Governatore della Provenza, nella battaglia di Pavia riporta ferite mortali.

– Albrecht von Stein (1484 circa – 1522 Bicocca). Condottiero di ventura di Berna, è al servizio di Lodovico Sforza il Moro, ma diserta poco prima della battaglia di Novara. Partecipa alle vicende belliche durante la Lega di Cambrai (Lega Santa) e inizialmente segue il cardinale di Sion Matthäus Schiner, ma poi rientra a Berna. Alla Bicocca rimane ucciso da un colpo d’archibugio.

– Arnold von Winkelbriend (// – Bicocca 1522). Condottiero di ventura d’Unnterwald, comandante della guardia svizzera di Massimiliano Sforza, partecipa alla battaglia di Marignano. Successivamente passa al servizio di Francesco I e cade combattendo alla Bicocca. Le cronache riportano la perdita di ben diciassette capitani svizzeri, tra cui il presente e i già citati Hans Rudolf Nägeli, Albrecht von Stein, a cu si aggiungono il barone di Hohensax, Giovanni Ausburgo, «Giovanni Mulien, Beato di Bonstetten, Antonio Diesbach, Antonio Fischer, Luigi Schwinckat, di cui si hanno alcune Memorie sulle guerre di Lombardia, tutti Ufficiali di Berna; Gaspare Pfiffer e Giovanni Zurgilgen di Lucerna, due Zurlauben di Zug; Meltinger figlio del Borgomastro di Basilea; Antonio di Courten che comandava trecento Valesani ecc.».