11. Galeazzo Gualdo Priorato descrive le fortificazioni di Milano

Giugno 7, 2022 Off Di Archeologia del sottosuolo

Galeazzo Gualdo Priorato descrive le fortificazioni di Milano

Tratto da: Gianluca Padovan & Ippolito Ferrario, Alla scoperta di Milano Sotterranea, Newton Compton Editori, Roma 2018.

Galeazzo Gualdo Priorato descrive le fortificazioni di Milano

Il lavoro letterario del conte Galeazzo Gualdo Priorato (Vicenza 1606 – Vicenza 1678), che nell’anno 1666 scrive una relazione sulla città di Milano allora governata da Don Luigi Guzman Ponze di Leone, è da tenere in considerazione. Lo si ritiene sostanzialmente veritiero per un fatto molto semplice: è un uomo d’arme, quindi non può che descrivere con cognizione di causa le opere militari che vede. L’osservazione che si può fare è che conta una piattaforma in meno e forse una l’hanno costruita dopo oppure non considera quella in cui è ricavata Porta Ticinese, in quanto porta. Già quindicenne Galeazzo è avviato al “mestiere delle armi” e segue il padre Niccolò conte di Comazzo nelle Fiandre. Senza ripercorrere le tappe della sua vita decisamente avventurosa, ma che non gli impedisce tuttavia di convolare a nozze con Maria Cogolo da cui ha quattro figli, di cui tre maschi, possiamo ricordare che è stato uno storico e uno scrittore apprezzato. Nel 1666 è a Milano e quindi ne descrive le opere difensive costituite dalla cinta bastionata e dal Castello di Porta Giovia anch’esso cinto da nuove mura.

«Hora questa Città tuttavia Metropoli della Lombardia, e del più bello Stato d’Italia, la più grande dopo Roma, giace nel mezzo di doviziosa e aperta campagna, che allargandosi in vasta pianura lo spazio d’ottanta e più miglia termina alle falde dell’Alpi a Settentrione e con quelle dell’Appennino verso Mezzogiorno. Girano le sue mura disposte quasi in forma circolare dieci miglia. Sono guarnite di 9 Baluardi Reali e di 16 Piattaforme, con alcuni risalti nelle mura, che s’uniscono al Castello. Vi scorre un poco di acqua all’intorno, e già aveva la sua fossa d’ogni parte, ma in qualche lato nel progresso di tempo riempitasi, fu di nuovo cominciata ad escavarsi allora quando nel 1658 il Duca di Modena coll’esercito Francese passò il fiume Adda, restando poscia tal lavoro imperfetto. Le suddette mura furono fabbricate per ordine di Don Ferrante Gonzaga sotto l’Imperio dell’Augustissimo Imperatore Carlo Quinto, conforme l’architettura militare di quei tempi, e però non riesce così forte de ripari, qual sarebbe se fosse interamente compiuta; ma ad ogni imperfezione delle mura supplisce il petto dei Cittadini, e del Popolo Milanese, tutti svisceratissimi al servizio della Maestà del Re lor Signore, come a suo luogo più particolarmente si racconterà. Per undici porte si entra ed esce da Milano per terra. Sei principali, che danno il nome a sei sentieri [strade], nei quali è compartita tutta la Città; l’altre cinque sono chiamate Pusterle, essendo più piccole, e aperte per comodo d’uscir fuori alla Campagna.

  1. La prima è Porta Orientale, dalli antichi Romani Chiamata porta del Sole. Stava già anticamente questa porta là dove adesso giace la Chiesa Prepositurale di S. Babila, fu poi trasportata nel sito dove ancora si vedono due torri demolite vicino al Naviglio.
  2. Porta Romana, da cui s’esce per andare verso Roma, già dagli antichi detta Porta di Marte, solevano per questa entrare gl’Imperatori Romani, e ai giorni nostri v’entrò la Regina di Spagna adesso Reggente. Era questa porta al tempo del Re Bellovese dove ora è L’Arcivescovado, fu poi trasportata dove adesso si vede la Crocetta di Porta Romana.
  3. Porta Ticinese, già nominata porta di Mercurio, per dove si va al Ticino, e per questa sogliono far i lor ingressi li nuovi Arcivescovi, già aprivasi questa Porta là dove adesso si chiama il Carrobbio, e prima dicevasi San Giorgio in Palazzo.
  4. Porta Vercellina, già Porta di Giove, per dove s’esce andando a Vercelli e in Piemonte, era anticamente questa Porta nel sito dove adesso si trova il Monastero Maggiore e vi era una gran torre, di cui pur si vedono le vestigia.
  5. Porta Comasina, già porta della Luna, dalla quale s’esce per andare a Como e alla miracolosa Madonna della Fontana, frequentata con molta devozione tutti i Venerdì e Domeniche di Quaresima, era già questa Porta dove ora è la Chiesa di San Giovanni quattro facce.
  6. Porta Nova, già porta di Saturno, per cui s’esce verso i Monti di Brianza, era anticamente dove ora è Domino la Mazza.

Ora queste porte sono dove si trovano essendosi allargata la Città e nel giro di quella apronsi anche le cinque Pusterle, che sono: Porta Tosa. Porta Vigentina. Porta Lodovica. Porta Beatrice ossia Portello. Porta delle Tenaglie.

Per acqua s’entra per due Tomboni, cioè per quello di S. Marco in Porta Nova, e l’altro di Viarena a Porta Ticinese; il primo è il Naviglio Martesana, il secondo è il Naviglio grande.

E piantato il Castello tra le Porte Vercellina e Comasina, al tempo antico qui pure era una porta, che si chiamava Porta di Giove».

 

Architettura Militare bastioni De Marchi - Marini

 

 

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